venerdì 5 dicembre 2014

Agorà ricorda le vittime del Messico e della Nigeria

Messico, 5 novembre 2014. I genitori delle vittime della strage di Iguala, accompagnati da studenti, professori, collettivi, ONG, sindacati, cittadini e lavoratori urlano di dolore, protestano ed esigono che il governo ritrovi i 43 studenti della scuola di Ayotzinapa, sequestrati dalla polizia nella notte del 26 settembre e consegnati ai narcotrafficanti di Guerreros Unidos.

La sera di venerdì 26 settembre un gruppo di giovani studenti della scuola normale di Ayotzinapa decide di dirigersi a Iguala per raccogliere fondi per partecipare al corteo in ricordo della strage di Tlatelolco del 2 ottobre 1968. Il gruppo di ragazzi, il più vecchio dei quali appena ventenne, decide dunque di occupare un paio di autobus. Fuori dall’autostazione li aspetta il comando armato di poliziotti che spara per uccidere, non solo per impaurire. Sono gli uomini del sindaco José Luis Abarca Velázquez e del direttore della polizia locale Felipe Flores, entrambi latitanti da più di una settimana.

Tre studenti muoiono, altri 25 restano feriti e uno è in stato di morte cerebrale. Arrivano i narcotrafficanti Guerreros Unidos. Poliziotti e narcos si spostano fuori città, ispezionano la strada statale che collega Ayotzinapa a Iguala e fermano un pullman di una squadra di calcio locale. Un ragazzo di quattordici anni, David Josué García Evangelista, rimane ucciso. Poche ore dopo, in città, compare il cadavere dello studente Julio Cesar Mondragón, martoriato.
Studenti e familiari delle vittime e dei desaparecidos si organizzano, recriminano e annunciano una manifestazione nazionale per l’8 ottobre a Città del Messico per esigere le dimissioni del governatore statale, Ángel Aguirre, la “restituzione in vita” dei desaparecidos e giustizia per le vittime della strage.

I mass media impongono una certa pressione e la Procura generale della Repubblica comincia a occuparsi del caso. Alcuni degli arrestati confessano i crimini commessi e parlano di almeno 17 studenti rapiti e giustiziati. Indicano la posizione esatta di tre fosse clandestine in cui sarebbero stati interrati. L’esercito e la gendarmeria commissariano l’intera regione e blindano le fosse comuni che non sono tre, sono sei. La morte si moltiplica. I corpi recuperati sono 28, non 17. I desaparecidos sono, però, 43.

Resta ancora da definire perché le autorità, i militari e gli altri corpi della polizia presenti il 26 e il 27 settembre a Iguala abbiano lasciato che i narcos e la polizia locale agissero indisturbati.

Nigeria, 10 novembre 2014. Un finto studente si fa esplodere in un liceo pubblico a Potiskum muoiono 48 persone e ne rimangono ferite 79, quasi tutti studenti. L’attentato è, con ogni probabilità, opera del gruppo terrorista islamico jihadista Boko Haram. Il 14 aprile scorso, la stessa organizzazione sequestrò oltre 200 ragazze e le portò nel cuore della foresta al confine con il Camerun. Alcune ragazze riuscirono a fuggire nelle prime ore del sequestro e nei giorni successivi al rapimento, ma della maggior parte di loro, circa 219, si persero le tracce.

11.355, tanti sono i chilometri che dividono il Messico dalla Nigeria. 11.355 chilometri che dividono queste storie diverse, ma così vicine e interconnesse. 11.355 chilometri che distinguono abitudini, tradizioni, modi di agire e di pensare.

Agorà intende ricordare queste tante giovani vittime, studenti innocenti che hanno pagato con la vita il peso che la violenza e la malavita esercitano nei loro paesi d’origine. Giovedì 11 dicembre, alle 11,30, chiediamo di rispettare un minuto di silenzio in memoria di queste tragedie.

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